"Ci siamo fatti l'idea che il lavoro artistico è difficile, raro, improbabile, proprio perché percorre sentieri "al limite della perdita di se stessi". Solo così si può attingere a quell'autenticità della quale l'arte si alimenta. Ma questa autenticità potremmo chiamarla etica? Tragica, paradossale, estrema, può essere ritenuta valida per distinguere il vero artista dal modaiolo? Anzi se pensiamo il concetto di autenticità come indebolimento de un metafisica verità ovvero come verità in rapporto al tempo, dovremmo concludere che la forma d'arte più autentica è il kitsch perché è "il corrispettivo (nell'arte) della violenza metropolitana".

Come dice Gennari riferendosi ai saggi di Hermann Broch del 1975.77: "... kitsch non è semplicemente cattivo gusto è anche immorale perché mescola le categorie dell'etico con quelle dell'estetico... Le tre anime del kitsch sono: lo spettacolare, il didascalico e il dogmatico, in esso l'arte diventa artificio e mero estetismo". Cioè: moda. Infatti, sulla base di questo discorso dovremmo storcere il naso anche per le stelle di Libeskind o le chitarre di Gehry ma intanto qui noi ci cucchiamo Cineland, il nuovo porto turistico di Roma o di Ostia?, il Mulino Biondi e la Pantanella di Moauro. E allora c'è il kitsch buono e il kitsch cattivo? Però quello buono, buonista, storicista, ora è diventato cattivo e quello cattivo, spettacolare, ipertecnologico, formalista, violento, ora è diventato buono!
Si trata di scegliere tra due tipi di kitsch uno violento e uno buonista, ma comunque, nel tempo del "lungo addio alle strutture forti dell'essere", sostenuti dal pensiero debole, arte, moda, design, artigianato elettronico e meccanico, automobili, case, navi, aeroplani hanno tutti acquisito il diritto di entrare nei musei e partecipano tutti dello stesso orizzonte di valori. Certo rimane quello stretto ambito che Baudrillard ha chiamato racket dell'arte. Parafrasando a A. Terranova nel suo Mostri metropolitani "... dalla capsula spaziale al paesaggio cosmico... ai luoghi del nostro pervasivo tempo libero, ludico, turistico opulento; dalla musica d'ambiente... fino all'ipotesi di una poetica della sparizione... l'architettura comincia prima dell'architettura... e continua... oltre la morte dell'arte". E se questo vale per l'architettura figuriamoci per la poesia, la musica e le arti figurative."
CAPELLI, Giuseppe: "Le mode tra etica ed estetica"
In: SECCHI, Roberto (curatore): Mode, Modernitá, Architettura.
Officina, Roma. 2003.
(pp 90, 91)





"No es difícil darse cuenta que el kitsch, tanto tecnológica como estéticamente, es uno de los productos más típicos de la modernidad. La relación entre kitsch (cuya dependencia de la novedad y lo ´rapido que este se vuelve obsoleto lo hace la mayor expresión del "arte" reemplazable) y el desarrollo económico es, efectivamente, tan estrecha que uno puede entender la presencia del kitsch en pasíses del "segundo" o "tercer" mundo como un signo inconfundible de "modernización". Una vez que el kitsch es técnicamente posible y económicamente rentable, la proliferación de imitaciones de todo baratas, o no-tan-baratas - desde arte popular primitivo hasta las últimas vanguardias - está limitada sólo por el mercado. El valor se mide directamente por la demanda de falsas réplicas o reproducciones de objetos cuyo significado estético original consiste, o debería consistir, en ser único y, por lo tanto, inimitable. Hoy en día nadie se sorprende que cualquier obra maestra, digamos el 




