I fenomeni di crescita della città spesso legati alle migrazioni oppure a uno sviluppo subito dell’industria hanno un impatto a volte violento nell'immagine della città e nella sua percezione. I limiti dell’urbano sono diffusi e capita molto spesso che il sistema urbano (i servizi, i mezzi di trasporto e anche le abitazioni) non siano abbastanza veloci da dare risposta ai bisogni dei nuovi abitanti della periferia.
La risposta di questi cittadini è automatica: la città viene fatta da loro. Cominciano quindi a crescere nuovi ambienti urbani fatti da un’architettura senza architetti, che sorge lentamente dai bisogni dei suoi utenti-abitanti che ne sono anche i costruttori. Man mano che c’è la possibilità economica, il nuovo cittadino aggiungerà pezzi, stanze, piani, ornamenti alla sua abitazione, rendendola un posto che soddisfi i suoi bisogni.
Questo studio si propone analizzare l’estetica, intesa come il rapporto del soggetto con l’oggetto, della nuova architettura spontanea nella periferia di Lima. Si tratteranno quindi gli aspetti formali e il loro legame con quelli sociali e culturali. Le ispirazioni di queste edificazioni sono varie: ce ne sono alcune che fanno riferimento a elementi architettonici di progetti fatti nei quartieri più tradizionali della città moderna; ci sono quelle che sembrano essere assolutamente originali, ma magari appartengono ad un immaginario più profondo, proveniente dalla cultura tradizionale del nuovo abitante urbano; ci sono anche altri elementi la cui origine è più difficile rintracciare.
La mescolanza di linguaggi, stili ed elementi formali, prodotta da un insieme di dinamiche socio-culturali, viene identificata con il termine huachafo. È un’architettura popolare, ma non folclorica, legata al nuovo abitante della città moderna. È insomma un’architettura complessa, magari povera negli elementi compositivi usati dagli architetti, ma ricca nell’uso di risorse, che permette agli abitanti un’identificazione maggiore con l’edificio.
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